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XXIII – CANTO NOTTURNO Dl UN PASTORE ERRANTE DELL’ ASIA

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Sicuramente non conosciuta abbastanza. Una tra le più intense riflessioni sul senso della vita ever written.
Il segreto però per rileggere questo canto in un ottica completamente diversa è uno: e se invece di identificarsi nel pastore ci si identificasse nella luna?
Per Giacomino era impossibile farlo, ma perchè non riconoscere che in fondo anche noi abbiamo “l’ale da volar su le nubi?”

buon volo a tutti ! 😉

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?

Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L’ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s’affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch’arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
E’ la vita mortale.

Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell’esser nato.
Poi che crescendo viene,
L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell’umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perchè dare al sole,
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perchè da noi si dura?
Intatta luna, tale
E’ lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir poco ti cale.

Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perchè delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l’ardore, e che procacci
Il verno co’ suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand’io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ED IO CHE SONO?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell’innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D’ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell’esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors’altri; a me la vita è male.

O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
Quasi libera vai;
Ch’ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
Tu se’ queta e contenta;
E gran parte dell’anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
E un fastidio m’ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell’agio, ozioso,
S’appaga ogni animale;
Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?

Forse s’avess’io l’ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E’ funesto a chi nasce il dì natale.

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mood of today:

Se tutti sanno cosa vuol dire sul serio “bellezza”, perchè perdere tempo con qualcosa di “non bello”? solo perchè è pur sempre un “qualcosa” rispetto al nulla? 

Ma se solo la gente non si accontentasse di mezze bellezze ma andasse a cercarne sempre di migliori credo che tutto cambierebbe.
Tutto. Perchè per essere accettati e voluti bene bisognerebbe vivere la bellezza.

Esigete. Chiedete. Ricercate. Create. Siate:

Bellezza

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oggi camminavo bella tranquillo, coon le cuffie alle orecchie e MixRadio mi ha fatto scoprire una canzone dalla bellezza unica.
ladies and gentlemen:

Ghosts That We Knew lyrics by Mumford & Sons

buon ascolto e buona lettura! 😉 [traduzione]

________________________Immagine__________________________

You saw my pain, washed out in the rain
Broken glass, saw the blood run from my veins
But you saw no fault no cracks in my heart
And you knelt beside my hope torn apart
But the ghosts that we knew will flicker from view
And we’ll live a long life
So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh they gave me such a fright
But I will hold as long as you like
Just promise me we’ll be alright

So lead me back
Turn south from that place
And close my eyes to my recent disgrace
Cause you know my call
And we’ll share my all
And our children come, they will hear me roar
So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh they gave me such a fright
But I will hold as long as you like
Just promise me that we’ll be alright

But hold me still bury my heart on the coast
And hold me still bury my heart next to yours


So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh they gave me such a fright
And I will hold on with all of my might
Just promise me that we’ll be alright

But the ghosts that we knew will flicker from view
And we’ll live a long life

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Tornato dalla pausa pasquale (passata tra l’altro con la febbre quasi tutto il tempo) sono una cascata di cose belle da raccontarvi.

Per oggi la bellezza che condivido è quella della quiete e del silenzio.

Quanta paura ci fa il silenzio? Quanto siamo abituati a non sentirlo?
Essere in silenzio spesso ci inquieta, ci mette a disagio, nel silenzio ci si trova e noi spesso abbiamo una malsana paura di vederci, trovarci e ritrovarci. Ma il silenzio può essere un rumore assordante, può diventare l’occasione di scoprirsi, la possibilità di capirsi. Nel silenzio si può ascoltare il battito della propria anima.

Che suoni ha il vostro silenzio?

Buon shhhhh a tutti

sh

[PS. da studente nerd di medicina una cosa che faccio nel silenzio è quella di auscultarmi e ascoltare il mio flusso sanguigno, il sangue, la vita scorrermi dentro. ]

– 12 –

James Blunt ‘Face The Sun’ [Unplugged]

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Oggi ero in macchina, giornata seminuovolosa, strada fuori paese rettilinea e un po’ sperduta, 4 ragazzi che sul ciglio della strada erano intorno a dei fiori coloratissimi posti lì sul bordo per ricordare un qualcuno che non c’era più.

Erano lì, fermi in silenzio, così vicini, così intimi. Anche se le macchine passavano, nessuno di loro ne veniva distratto, stavano con il loro amico. Erano lì fermi in silenzio e regalavano a degli occhi curiosi che sfrecciavano di là, la bellezza di una emozione forte: il sentimento e il legame che nessuno può spezzare. 

 

Di certo qualcuno di voi avrà una persona che non c’è più. Regalategli/vi un suo desiderio. Decidete di fare un qualcosa che lui avrebbe fatto o avrebbe voluto fare e fatela al suo posto. State certi che continuerà ad esistere, e non solo su quel ciglio di strada.

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Oggi la bellezza l’ho trovata in un ricordo.

Wordsworth la chiamerebbe “recollection in tranquillity”.
Facevo un po’ d’ordine sulla mia scrivania e mi salta tra le mani un oggetto… e di lì: SBEM fleshoni mentali come se non ci fosse un domani !

… La cosa che mi ha fatto pensare un attimo è stata: “se il ricordo mi provoca ancora tutte queste belle emozioni, allora quando le ho vissute e provate erano vere e sincere?!”
Così quando i viaggi nella memoria sono finiti mi son reso conto che comunque vada il ricordo ovatta, e idealizza un qualcosa, la edulcora, la migliora. Ma di certo un bel ricordo rimane sempre un bel ricordo, perchè se la mente può trasformarne la forma, la sostanza viene dal cuore.

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buon bel ricordo non nostalgico a tutti! perchè sia chiaro eh:  è bello proprio perchè è finito! 😉

– 10 –

oggi mi dedico alle piccole parole, alle piccole frasi, alle brevi poesie:

E si amarono l’un l’altro
sospesi su un filo
di neve.

 

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questo Haikù (spiegazione) viene da uno dei libri più brevi e più coinvolgenti che abbia mai letto: Neve di Maxence Fermine .

è una storia d’amore racchiusa proprio lì. Su un filo di neve. è una immagine di una potenza mostruosa.
è bianco. è puro. è eterno ed allo stesso tempo in bilico. è la sensazione di non avere la terra sotto i piedi.

impariamo a vivere con meno parole, vedete? … bastano solo 17 sillabe.

– 9 –

Oggi mi son chiesto: perché il mondo è bello? Perché la sua bellezza ci affascina e ci colpisce?

Così ho messo un pò di musica, ho respirato profondamente, ed ecco che il fato mi ha portato a questa meraviglio sa canzone. La risposta è semplice: sono i dettagli.

questa canzone la chiamo “la canzone delle piccole cose” . E’ immensamente ricca di piccoli impercettibili suoni, tantissimi, prezionsi, imprescindibili. Sono tutti questi micro suoni a rendere questo capolavoro tale.

Fatevi scuotere l’anima (something’s shaking my soul”) e lasciatevi travolgere dai dettagli.

Io intanto, mi abbandono al dettaglio:


“… So I’ll see you soon 
well 
I’m here waiting”


lotus - elisa

– 8 –

Aspettavo l’ispirazione di oggi, e dire che mi è caduta dal cielo non è una metafora solamente.

La mia bellezza oggi l’ho trovata nel profumo di pioggia e in quelle minuscole goccioline che scappano, fuggono, si rincorrono e si uniscono. 

La cosa bella di tutta questa immagine è che vi è un qualcosa che in questo disordine crea ordine, che in questa confusione rende tutto spiegato: la gravità. Per quanto ce ne possono essere di tenaci, tutte sono vinte da questa forza che le controlla e le muove, silenziosamente, e imprescindibilmente. 

buona corsa gocce! buona corsa a tutte voi! 

e come da tradizione ogni volta che piove: mi immergo …

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“E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.”

 

Gabriele D’Annunzio – La Pioggia Nel Pineto

– 7 –

[Auguri a me per la mia prima settimana qui!]

Sulla scia del post di ieri il post di oggi verterà su qualcosa di scontato, forse per molti di voi, ma per me quantomai indispensabile.

La mia vita non sarebbe bella se non avessi alcuni elementi a renderla tale: gli occhi di alcune persone.

Ci sono persone con cui mi circonderei in ogni momento, perché quando vi è quell’affinità intellettuale, quell’intesa di anime, quando l’onestà ti fa dire quel che è giusto per l’altra persona, beh lì, lì c’è bellezza. Lo leggi negli occhi. Dentro quegli occhi brillanti che c’è qualcosa di bello. Un qualcosa che non si può spiegare, che non è definibile con un claustrofobico concetto di amicizia. Va oltre: è libertà, è tendersi verso, è stessa velocità, è “dipingersi la faccia coi colori dell’arcobaleno”(cit here), è gioia, è riparo, è stima, è essere a km di distanza e sentirsi con il batticuore, è emozionarsi per un successo, è piangere per uno sconforto.

Belli sono quegli occhi che contengono questo scrigno dentro.

 

ritratto della moglie. noto l'importante passaggio dal non dipingere al dipingere occhi in seguito alla conoscenza dell'anima della donna.

amedeo modigliani

Quando la bellezza si affaccia da un animo, lo si legge dagli occhi.